Il cuore è assimilabile ad una “pompa idraulica” ma per funzionare in modo corretto è dotato di un “impianto elettrico ” che è anch’esso soggetto ad un usura nel tempo o può presentare delle anomalie di costruzione più o meno pericolose.
Extrasistoli sopraventricolari
Rappresentano uno dei maggiori disturbi percepiti dalle persone e costituiscono complessivamente circa il 50% dei motivi di visita cardiologica nei soggetti giovani (con meno di 40 anni d’età). Il motivo della visita viene spesso riferito come: “avverto delle palpitazioni”, oppure “il mio cuore fa le capriole”, o ancora “sento dei battiti forti al cuore”
Il nostro impulso cardiaco dovrebbe nascere in una zona ben definita del cuore (il Nodo Seno Atriale) per poi propagarsi con un percorso ben preciso a tutti e due gli atri, e solo successivamente, quasi simultaneamente, ai due ventricoli.
Può capitare che altre cellule del cuore, dotate di automatismo (ossia della capacità di dare l’impulso) ma che si trovano in un’altra zona, facciano partire uno stimolo alla contrazione.
Ciò che succederà è un battito anticipato (extrasistole sopraventricolare), che si intercalerà tra due normali.
Il cuore, accorgendosi del battito anticipato, ritarderà il successivo per compensare l’evento anticipato.
La sensazione provata è quella di percepire due battiti ravvicinati (il normale e quello anticipato), oppure la sensazione di un vuoto (la pausa compensatoria), seguita poi da un battito più potente (quello ritardato, perché il cuore ha più tempo per riempirsi generando un battito più vigoroso).
Le extrasistoli, in modica misura, se singole, sono reperti del tutto normali.
Vengono grandemente influenzate dallo stato emotivo del/della paziente:
Poco sonno
Stress
Abuso di alcolici, sostanze illecite ma anche cibo
Eccesso di lavoro o di attività fisica
Stato ansioso
Sostanze eccitanti (caffeina, energy drink, guaranà, teina in alte dosi)
Questi aspetti possono grandemente influenzare sia il numero che la percezione delle extrasistoli.
Ovviamente se non ancora indagati è necessario eseguire alcuni accertamenti anche per oggettivare i disturbi che percepisce il paziente.
L’ECG secondo Holter è un esame cardine e permette di capire se sono poche, isolate e quindi benigne oppure organizzate e ripetitive, quindi da osservare e curare con più attenzione.
Purtroppo quando il paziente inizia a percepire con costanza le extrasistoli, impara anche a riconoscerle. Questo stato di “allerta” incrementa i neurotrasmettitori dello stress circolanti che a loro volta incrementano le extrasistoli che genereranno un aumentato stato ansioso.
Questo meccanismo instaura un circolo vizioso che andrebbe necessariamente interrotto per evitare mantenimento o peggioramento del disturbo.
Fibrillazione Atriale
Questa aritmia sopraventricolare rappresenta invece una vera e propria patologia che è responsabile di circa il 20% di tutti gli ictus cerebrali (seconda causa di morte nel mondo industrializzato). Ciò avviene perché gli atri non si contraggono più in modo organizzato (funzione che permette di accogliere il sangue per poi spingerlo nel ventricolo) bensì rimangono “paralizzati”.
Sebbene questo non influisca in modo profondo sulla performance del cuore, il sangue passa lentamente in queste camere. In particolare nell’atrio di sinistra esiste un piccolo “sacchetto” chiamato auricola nel quale il sangue può ristagnare e coagularsi. Questi coaguli, se poi espulsi dall’auricola possono essere messi in circolo (embolizzazione) e occludere le arterie del cervello causando l’ictus.

E’ una malattia che colpisce raramente i soggetti più giovani, ma diventa molto più frequente dai 65 anni ove può essere presente, anche in modo asintomatico nell’8-10% della popolazione.
La fibrillazione atriale può essere sintomatica o totalmente asintomatica.
I disturbi riferiti sono uno sfarfallio continuo nel petto, oppure continue palpitazioni difficilmente distinguibili “a sensazione” da frequenti extrasistoli. Se il battito cardiaco è molto accelerato il paziente percepirà mancanza di respiro e facile affaticabilità.
Cosa fare se si sospetta questa aritmia?
La diagnosi viene sempre fatta con una visita iniziale e un elettrocardiogramma. Spesso la diagnosi può essere difficile perché oltre la metà delle fibrillazioni atriali sono parossistiche, ossia durano pochiminuti, ore per poi rientrare. Classicamente il soggetto giunge allavisita senza più il disturbo, riscontrando un quadro del tutto normale.
Vi sono alcuni esami che permettono di analizzare il ritmo del cuore per 24-48 ore, sino anche a 7 giorni al fine di diagnosticare il disturbo.
Nei casi più difficili e che generalmente hanno già causato un danno senza trovare la causa (svenimenti, piccoli ictus) si può installare sotto la pelle un “microchip” chiamato loop recorder che registra per 3-4 anni il ritmo del cuore. Il dispositivo può registrare un tracciato su richiesta del paziente quando sente il disturbo, oppure periodicamente.
E’ fondamentale poi eseguire accertamenti sulla struttura e funzione del cuore per capire se il disturbo è primariamente di tipo “elettrico” o se delle altre malattie hanno dilatato l’atrio causando poi la fibrillazione atriale.
In ogni caso, diagnosticata la malattia è di fondamentale importanza che il paziente assuma da subito una terapia anticoagulante, che permette di abbattere il rischio di ictus, per poi decidere come trattare al meglio l’aritmia.
Il trattamento prevede una prima linea farmacologica con antiaritmici per poi valutare, a seconda dei casi e delle patologie del paziente, un vero e proprio trattamento come l’ablazione delle vene polmonari, sino all’eventuale chiusura dell’auricola sinistra nei pazienti che non possono assumere anticoagulanti.