Dottor Gianfranco Aprigliano

Che cos’è lo scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco, detto anche insufficienza cardiaca, viene definito letteralmente come l’incapacità del cuore a svolgere le sue normali funzioni.

Esistono ovviamente diversi tipi di scompenso e anche diverse cause che lo possono determinare, ma che conducono alla fine alla riduzione dell’efficienza della nostra “pompa”.

Questa incapacità, si manifesta con la difficoltà del paziente ad eseguire sforzi anche di piccola entità per la comparsa di dispnea (volgarmente detto “fiatone”), fino alle sue forme più gravi, ove la “mancanza d’aria” è presente anche a riposo.

E’ fondamentale poi capire innanzitutto se la riduzione di performance riguarda solo il ventricolo sinistro o anche il destro.

Il paziente con scompenso cardiaco

Il cuore scompensato è un organo che funziona male e fatica a soddisfare le richieste dell’organismo.

Generalmente la sua funzione viene espressa con un termine chiamato frazione di eiezione che (semplificando molto) ne esprime la capacità.

Quando la frazione di eiezione (FE) è superiore al 45% generalmente il paziente non si accorge della differenza (i valori normali sono a partire dal 50-55% in assenza di valvole malate).
Quando i valori scendono dal 35 al 45% iniziano a comparire i primi disturbi generalmente per sforzi quotidiani (salire le scale, portare la spesa) mentre al di sotto del 35% i disturbi possono comparire anche a riposo o da sdraiati.

I pazienti affetti da scompenso hanno una probabilità di andare in contro a continui ricoveri per riacutizzazione della malattia che generalmente si verifica con l’accumulo di liquidi alle gambe o nei polmoni.

La conseguenza più comune e temibile è la mancanza di respiro che può peggiorare sino a portare ad un vero e proprio soffocamento.
E’ dimostrato che ad ogni ricovero per scompenso il paziente perde una parte di autonomia residua e il cuore riduce ulteriormente la sua capacità di funzionare predisponendolo ad un altro ricovero in una sorte di spirale che peggiora notevolmente la qualità e la quantità di vita.

Infatti ogni volta che si scompensa acutamente il cuore è sottoposto a una tempesta neuro-ormonale (fatta erroneamente dal nostro organismo che cerca di migliorarne la sua performance) che causerà un ulteriore piccolo danno sommandosi a quello già esistente.

Non è infrequente vedere pazienti che nelle fasi avanzate vengano ricoverati ogni 1-2 mesi passando così più tempo in ospedale che a casa.
Se non si interviene tempestivamente e con le cure giuste il povero paziente vivrà malissimo, andando incontro a ospedalizzazioni prolungate, perdita dell’autonomia e infine morte.

Per tale motivo bisogna assolutamente evitare nuovi episodi di scompenso, prevenendoli. Da parte sua il paziente viene incoraggiato a mantenere o ridurre il peso corporeoevitare l’eccesso di salecontrollare quotidianamente la pressione e il pesoassumere correttamente i farmaciosservare attentamente se urina meno del solito, fare sempre delle blande attività motorie.

Il moderno processo di cura che applico costantemente nel paziente scompensato richiede un trattamento medico personalizzato, controlli frequenti ambulatoriali, corredati da esami strumentali ed ematici che hanno lo scopo di prevenire gli episodi di peggioramento, anticipandoli, ed evitando il più possibile forme gravi e acute che richiedono un ricovero ospedaliero.
Solo con un attento e quotidiano controllo si possono prevedere iniziali episodi di scompenso che, con correzioni di terapia, possono essere interrotti senza dover ricorrere all’ospedale.

Quali sono le cause dello scompenso cardiaco?

Ovviamente bisogna prima capire cosa ha causato l’indebolimento del nostro cuore perché alcune forme richiedono un trattamento specifico.

La causa più comune di insufficienza cardiaca è la cardiopatia ischemica, ovvero l’ostruzione delle arterie che portano il sangue al cuore.

I pazienti che hanno avuto precedenti infarti di grandi dimensioni o plurimi episodi sono la maggioranza degli scompensati.

Un’altra causa molto comune è l’ipertensione di lunga data e non controllata che porta all’ispessimento e alla rigidità del cuore determinando lo scompenso.

Anche le gravi malattie delle valvole, non corrette, portano ad un insufficienza cardiaca.

Una minoranza invece è rappresentata da malattie infiammatorie, infettive o da accumulo del muscolo cardiaco (miocarditi, amiloidosi, sarcoidosi), oppure ancora da malattie genetiche del muscolo (cardiopatia ipertrofica) o del sistema nervoso (distrofia miotonica, di Duchenne, di Becker). Infine anche l’abuso alcoolico o di droghe come la cocaina portano a grave scompenso.

Dato che il trattamento medico, interventistico o chirurgico dello scompenso è completamente diverso a seconda della causa che l’ha determinato, è fondamentale capirne la causa.

Stabilito il nesso, in caso di cardiopatia ischemica si procederà a disostruire le arterie responsabili, in caso di malattie valvolari alla riparazione, e via discorrendo.

Lo scompenso cardiaco è una vera e propria piaga sociale, che impatta in modo oneroso tutti i sistemi sanitari per gli elevatissimi costi di gestione sia economici che di personale.

Cresce all’aumentare dell’età e richiede figure multi-specialistiche, visite frequenti, esami, assistenza domiciliare, sorveglianza attiva del paziente.

Riassumeremo qui le cause più comuni di scompenso e il loro trattamento:

CAUSA

TRATTAMENTO

Ostruzione delle coronarie o infarto

Angioplastica + terapia antiscompenso

Aritmie

Ablazione + terapia antiaritmica e antiscompenso

Valvole ristrette o insufficienti

Riparazione/sostituzione valvolare + terapia antiscompenso

Ipertensione

Denervazione + terapia antiipertensiva e antiscompenso

Insufficienza Renale

Dialisi + terapia medica e antiscompenso

Malattie della tiroide

Correzione tiroidea + terapia antiscompenso

Alcoolismo

Astensione + terapia antiscompenso

Abuso di droghe

Astensione + terapia antiscompenso

Anemia Severa

Correzione della causa +/- terapia antiscompenso

Malattie da accumulo (sarcoidosi, amiloidosi, malattia di Fabri)

Terapia antiscompenso

Cardiomiopatia ipertrofica

Terapie specifiche + terapia antiscompenso

Infezioni o infiammazioni (miocarditi)

Terapie specifiche + terapia antiscompenso

Forme idiopatiche (nessuna causa riconosciuta)

Terapia antiscompenso

Forme familiari

Terapia antiscompenso

In cosa consiste la terapia anti-scompenso?

Lo scopo del trattamento dello scompenso è proteggere il cuore introducendo tutti i più moderni farmaci dedicati (Subacutril, inibitori SGLT2) e i più moderni dispositivi impiantabili (defibrillatore, terapia di resincronizzazione) unitamente alle terapie ormai consolidate (diuretici, beta-bloccanti, ACE-I). 

Questa sinergia di azione consente spesso di migliorare la funzione del cuore (definita solitamente in percentuale come frazione di eiezione) o comunque di non farla peggiorare consentendo al paziente una vita migliore e più lunga.

Cosa dovrebbe fare il paziente?

  • controllare la quantità di acqua giornaliera che non può più essere assunta seguendo lo stimolo della sete (perché gli scompensati hanno una alterazione dei meccanismi della sete e tendono a bere eccessivamente), pertanto a seconda della funzione non si possono generalmente superare 1,5.2 litri al giorno complessivi. —-
  • ridurre il sale perché tende a trattenere i liquidi e alzare la pressione e se sovraccarichiamo di liquidi il nostro cuore già affaticato, potremmo peggiorare la capacità di svolgere il suo lavoro.
  • Inoltre sarebbe consigliabile 
  • pesarsi tutti i giorni alla stessa ora per individuare immediatamente un accumulo di liquidi eccessivo e poterlo correggere. 
  • controllate la diuresi ossia quanta “pipì” fate tutti i giorni, se notate una improvvisa riduzione dovete comunicarlo al vostro cardiologo!
  • controllare la pressione tutti i giorni. Gli sbalzi pressori, sia in alto che in basso sono male tollerati da un cuore scompensato e se non ci accorgiamo per tempo è facile andare in contro a malori (svenimenti o mancaza di fiato eccessiva) o semplicemente ci sentiremo eccessivamente stanchi e affaticati
  • prendere correttamente i farmaci e camminare tutti i giorni completano poi il quadro del bravo paziente affetto da scompenso cardiaco. 

Il cardiologo ha poi bisogno di visitare frequentemente questi pazienti (generalmente una volta ogni 3 mesi nelle fasi di stabilità) per poter anticipare e prevenire (meditante i controlli degli esami del sangue e gli esami strumentali) un episodio di riacutizzazione. 

Da anni adotto questo approccio di cura per i pazienti più fragili e questo mi ha permesso di ridurre notevolmente i ricoveri per scompenso cardiaco, spesso trattando ambulatorialmente con un paio di sedute ravvicinate gli iniziali scompensi ricorrendo alla degenza ospedaliera solo per i casi più gravi. 

Inoltre il paziente seguito con assiduità si sente curato, segue meglio i consigli, ha la possibilità di rivolgersi a me in caso di dubbi o sintomi iniziali e trascorre molto più serenamente la sua vita. 

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